sabato 30 settembre 2017

Il respiro vitale di Dio, Caspar David Friedrich.


Autore:   Caspar David Friedrich
(Greifswald, 1774 - Dresda, 1840)
 
Titolo dell’opera: Paesaggio invernale con chiesa – 1811
 
Tecnica: Olio su tela
 
Dimensioni: 35,5 cm x 45 cm
 
Ubicazione attuale:  National Gallery, Londra.





Paesaggio dall’essenza spirituale, all’atmosfera irreale si contrappone l’estremo realismo dell’immagine centrale del quadro.

Tutto è ammantato di neve, si avverte il silenzio assoluto, un istante fuori dal tempo.

Il dipinto si svela lentamente davanti all’osservatore, un piccolo gruppo di abeti ed alcune rocce sono l’unica presenza “viva” nella scena. Ma qualcosa sta succedendo: un viandante solitario lascia a terra le stampelle e si abbandona ad una mistica visione davanti al crocifisso.

Attraverso la fitta foschia si intravede una cattedrale gotica, al contrario del boschetto di abeti la chiesa appare immateriale, essenzialmente simbolica.

Friedrich aveva sesso spiegato che gli abeti rappresentano il respiro vitale di Dio, infatti nel dipinto l’unica presenza tangibile sono gli alberi mentre la chiesa, simbolo religioso più “umano”, si presenta priva di sostanza, lievemente rarefatta.

Resta la sensazione di forza della natura e del silenzio che la avvolge, l’uomo deve abbandonare il suo rumoroso incedere per poter comunicare con le forze superiori, un atto di umiltà alla ricerca dello spirito.

lunedì 25 settembre 2017

Il sogno dell'artista, Marc Chagall.

 

 
Autore:   Marc Chagall
(Vitebsk, 1887 - Saint Paul-de-Vence, 1985)
 
Titolo dell’opera: Il pittore: alla luna – 1917
 
Tecnica: Tempera e acquerello su carta
 
Dimensioni: 32 cm x 30 cm
 
Ubicazione attuale:  Collezione Marcus Diener, Basilea.


  

L’opera è datata 1917 ma è stata eseguita, quasi sicuramente, nel 1919.

Proprio per l’anniversario della rivoluzione la sua città natale, Vicebzk, viene addobbata con una grandiosa e colorata decorazione che richiama fedelmente i bozzetti di Chagall, la reazione alla vista dei risultati fu unanime: “Perché un cavallo vola e perché la mucca è verde? Cosa ha a che fare tutto questo con Engels e Marx?”.

A Chagall non piaceva l’idea che la sua pittura venisse utilizzata per scopi politici e propagandisti, la reazione a questi “obblighi” artistici prende la forma di questo quadro: Il pittore: alla luna.

Il pittore con in mano l’inseparabile tavolozza  fluttua nell’immensità del cielo, immerso nei suoi sogni e nei suoi più profondi pensieri.

Netto è il distacco dal mondo, vediamo infatti molto lontano in basso la sfera terrestre dove spiccano le case della sua città.

L’incontro ravvicinato con la luna, quasi un colloquio con il “divino”, in antitesi al limite umano, avviene con estrema leggerezza senza il minimo sforzo, l’arte che viene in contatto con un’entità superiore lo fa con naturalezza.

Il capo dell’artista è cinto da una corona d’alloro vecchio simbolo glorioso del poeta, evidenzia il desiderio dello stesso Chagall di “creare” una realtà propria, un mondo ideale.

Il telo finemente ricamato che accarezza il lato destro del dipinto costituisce un idealizzato sipario, l’artista entra nella scena e chiusa la tenda il poeta-pittore resta solo nello spazio con la luna mentre il mondo con le sue miserie rimane escluso da ogni sogno “superiore”.

mercoledì 20 settembre 2017

Il genio "teatrale" di Joshua Reynolds.


Autore:   Joshua Reynolds
(Plymton, 1723 - Londra, 1792)
 
Titolo dell’opera: Garrick fra Tragedia e Commedia – 1761-62
 
Tecnica: Olio su tela
 
Dimensioni: 148 cm x 183 cm
 
Ubicazione attuale:  Collezione privata.





David Garrick è l’attore più popolare del diciottesimo secolo, la sua fama è dovuta, oltre alla maestria recitativa e alle indubbie qualità sceniche, al talento senza eguali nel mettersi in mostra e alla grande capacità di essere sempre al centro dell’attenzione.

Ha fatto in modo che molti pittori facessero la fila per ritrarlo, tra gli altri si ricordano ritratti di P. Batoni, T. Gainsborough, W. Hogart e Angelica Kauffmann.

Anche Reynolds, amico di Garrick, lo ritrae inserendolo in un contesto particolare, un rifacimento di un tema spesso presente nell’arte europea, la figura di Eracle posto dinnanzi al simbolico bivio della condotta morale, vizio o virtù.

Reynolds inserisce il mito nel contesto più congeniale a Garrick, l’attore è conteso dalla Commedia e dalla Tragedia, la scelta del funambolico attore appare chiara già al primo sguardo.

La geniale maestria di Reynolds rende viva la scena che mostra Garrick mentre con un’espressione teatrale si scusa, senza essere troppo convincente, con la Tragedia per aver scelto la rivale.

Di grande effetto le figure ai lati, a destra la Tragedia si presenta severa ed elegante, lo stile è elevato la personalità tenta di imporsi, forse la fredda presenza intimorisce e la rende meno accattivante.

A sinistra la Commedia è decisamente più invitante, la morbidezza della figura, la sensualità dell’espressione e della presenza, anche in questo caso teatrale, convincono l’uomo a prendere una decisione. Non è un caso che nelle mani della Commedia troviamo una maschera che incarna l'essenza artistica del teatro, ci si rende conto che la scelta di Garrick non poteva essere differente.
 
Reynolds ne fa una parodia dell’arte “passata”, infatti le due donne incarnano nei tratti pittorici la “mano” di Guido Reni per la Tragedia sottolineandone l’atteggiamento classico ed imperioso, mentre la Commedia ricorda Correggio, più lieve e sensuale.

Un contrasto di stili che, aggiunto al favoloso talento di Reynolds, rende l’opera semplicemente meravigliosa.
 

venerdì 15 settembre 2017

Il contesto ed il punto di vista, Pieter Bruegel (Il Vecchio)


Autore:   Pieter Bruegel (il vecchio)
(Brogel, 1525 ca - Bruxelles, 1569)
 
Titolo dell’opera: La caduta di Icaro – 1558
 
Tecnica: Olio su tela
 
Dimensioni: 73 cm x 112 cm
 
Ubicazione attuale:  Musée des Beaux Arts, Bruxelles





Geniale opera del maestro fiammingo dove la rappresentazione del paesaggio e dei personaggi che popolano la scena sembra estranea al suggerimento del titolo.

L’occhio dell’osservatore va dritto al contadino che è impegnato ad arare il proprio campo, lo sguardo basso attento all’andatura e alla direzione del cavallo.

Vicino al contadino notiamo un pastore affiancato dal proprio cane, il pastore è attratto da qualcosa in alto a sinistra che non possiamo vedere.

Un terzo personaggio si trova in basso a destra del dipinto, anche lui appare indaffarato nella pesca, come gli altri due è profondamente concentrato e perso nei suoi pensieri.

Il resto del dipinto è un meraviglioso paesaggio, il mare con le rocce che emergono dall'acqua, grandi navi che lo solcano e, in fondo, il sole che si accinge a sorgere.

Sullo sfondo, sia a destra che a sinistra, si vedono alte le montagne che fanno da cornice alla maestosa città con il porto pronto ad accogliere gli imponenti velieri.

Ma il titolo ci dice altro, Bruegel vuole rappresentare la caduta di Icaro.

Ed è proprio in basso a destra, appena sopra il pescatore, che vediamo le gambe di Icaro nell’istante in cui si inabissa a causa della caduta, attorno al corpo semisommerso vediamo quel che resta delle piume utilizzate per tentare il volo.

L’interpretazione del dipinto non è dunque cosi scontata, Bruegel mostra l’intrusione della storia in un’altra storia, da una parte l'apice, il culmine narrativo del mito, dall'altra una "normale" scena di vita quotidiana, accadono nello stesso istante anche se le due "cose" si ignorano.

Ma possiamo anche interpretare il dipinto dandone un giudizio morale, l’indifferenza della gente impegnata nei propri affanni davanti alla tragedia altrui, Icaro compie il proprio tragico percorso in assoluta solitudine. 
 

domenica 10 settembre 2017

L'enigma o l'arte del mistero, Jackson Pollock.


Autore:   Jackson Pollock
(Cody,1912 - Springs,1956)
 
Titolo dell’opera: Guardians of the secrets– 1743
 
Tecnica: Olio su tela
 
Dimensioni: 122,9 cm x 191,5 cm
 
 
Ubicazione attuale:  Museum of Modern Art, San Francisco.





“Forse ci sono pittori più dotati o che dipingono con maggior continuità, ma nessuno come Pollock riesce ad esprimersi con altrettanta forza, verità o pienezza”

Si esprime cosi il critico Clement Greenberg alla prima mostra di Pollock nel novembre del 1943

L’opera è un’infinita raccolta di simboli, tutto è rappresentazione, metafora, emblema di un mondo segreto.

Fra i tanti “enigmi” spiccano i due custodi ai lati della tela, a sinistra quella che pare una figura femminile, il seno pronunciato ci mostra la femminilità ma la testa a forma di cavallo ci rimanda a presenze ultraterrene.

A destra la figura maschile, la barba e la postura che ricorda le guardie reali. Entrambe le figure rimandano ai Totem che i nativi americani erigevano per proteggersi dagli spiriti negativi.

Il vero nucleo segreto sta nel centro del dipinto, una serie di segni simili ai geroglifici dell’Egitto antico, solo la capacità di decifrare e interpretare tali messaggi ci permette di svelarne l’essenza.

In basso troviamo un cane dalle orecchie a punta, anche l’animale è a guardia dei misteri dell’opera, in questo caso potremmo trovarci davanti alla rappresentazione di Anubi il dio egiziano custode del regno dei morti.

La parte alta presenta altri simboli, tra cui spicca una maschera africana, anch’essa rappresenta, nella simbologia di questo continente, il custode dell’aldilà.

Maschere come questa si trovavano facilmente nei musei di New York negli anni quaranta e cinquanta del secolo scorso e hanno influenzato in modo significativo l'arte del novecento. Influenze che, in continua evoluzione, sono presenti nella concezione artistica contemporanea.

martedì 5 settembre 2017

La semplicità della perfezione, Federico Zeri


"Quando un’opera d’arte esce dalla norma e si avvicina all’assoluto accade che possa fare l’effetto di qualcosa di semplificato, perfino di rozzo.

Federico Zeri in un ritratto di Luciano Ventrone
E’ quello che molti incompetenti non riescono a capire, per esempio, nei disegni di Raffaello che, a prima vista, possono sembrare semplicemente degli schizzi gettati sulla carta  senza un’adeguata preparazione.

In realtà, si tratta della finta semplicità, della finta povertà di ciò che è estremamente elaborato.

E’ quello che accade anche per certa musica di Verdi che a chi non è ben preparato all’ascolto può fare l’effetto della canzonetta popolare. Persino certi versi di Dante possono fare questo effetto ...
… questa è anche la reazione delle persone non preparate; ma è anche la reazione di molti intellettuali di professione, molti critici di professione, i quali preferiscono le cose oscure.

Esiste, infatti, ai giorni nostri una certa sottocultura, che preferisce alla semplicità ciò che è involuto, oscuro, ciò che ha bisogno dell’esegeta di professione.
Quel che viene compreso dalle masse irrita questi intellettuali, che vivono proprio dell’ignoranza del pubblico e dell’oscurità dei testi, perché finisce col togliere loro il lavoro".

(Federico Zeri)